Viaggiamo, inizialmente, per perderci. E viaggiamo, poi per ritrovarci.
Viaggiamo per aprirci il cuore e gli occhi, e imparare più cose sul mondo di quante possano accogliere i nostri giornali.
E
viaggiamo
per
portare
quel
poco
di
cui
siamo
capaci,
nella
nostra
ignoranza
e
sapienza,
in
varie
parti
del
globo,
le
cui
ricchezze
sono
variamente disperse.
E
viaggiamo,
in
sostanza,
per
tornare
a
essere
giovani
e
sciocchi,
per
rallentare
il
tempo
ed
esserne
catturati
e
per
innamorarsi
ancora
una
volta.
PICO IYER «Rotte Incrociate»
Paolo
g
rappolini
p h o t o g r a p h e r
La
macchina
fotografica
è
per
me
un
blocco
di
schizzi,
lo
strumento
dell’intuito
e
della
spontaneità.
Fotografare
è
trattenere
il
respiro
quando
le
nostre
facoltà
convergono
per
captare
la
realtà
fugace;
a
questo
punto
l’immagine
catturata
diviene
una
grande
gioia
fisica
e
intellettuale.
Fotografare
è
riconoscere
nello
stesso
istante
e
in
una
frazione
di
secondo
un
evento
e
il
rigoroso
assetto
delle
forme
percepite
con
lo
sguardo
che
esprimono
e
significano
tale evento.
È porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore. E’ un modo di vivere.
-HENRI CARTIER-BRESSON -
AUDIOVISIVI
GALLERIE
in evidenza
Mentre per molti l’istantanea è un simbolo di spensieratezza e casualità, essa è in realtà un’intuizione fulminea,
qualcosa che per vari motivi desideriamo perpetuare e che può avere
un autentico valore umano e storico.
Quanto più guardiamo, tanto più vediamo e quanto più vediamo, tanto più reagiamo.
- ANSEL ADAMS-
NENETS
un popolo in cammino
La penisola ghiacciata di Yamal nella Siberia occidentale è da secoli la terra del
popolo dei Nenets che vive ancor oggi nella tundra e pratica il nomadismo
seguendo le rotte di migrazione delle renne.
La vita è scandita dal ritmo delle stagioni in una natura selvaggia dove gli spiriti
della tundra e gli antenati sono la loro protezione e la loro guida.
LA STRADA
Route 66
The Mother Road è stata per molti americani la strada verso l’Ovest alla ricerca
di nuove fortune, molte volte in fuga dalla depressione economica, dalle
proprie vicende umane, da se stessi. Poi, piano piano, il sogno è svanito, tutto è
andato in rovina e nell’immaginario collettivo è sopravvissuto solo il mito della
Route 66. La via di oggi non sarà quella di domani, nuove strade, alla ricerca di
noi stessi, percorreremo.
MINEROS
Non ci sono prati dove correre
alberi dove ripararsi dalla calura
solo ferri arrugginiti
con i quali giocare
Sotto di me
una tenebra oscura
avvolge il tuo affanno
MINAS DE POTOSI’
Nelle viscere di madre terra
nel suo ventre pieno di cicatrici
sono tomba che respira
Per te un tempo lontano da qui
da queste cime d’argento
erose dalla sofferenza
e dal trascorrere lento del tempo
In quel giorno pieno di luce
solo la carezza del vento
accompagnerà il tuo cammino
MUSICHE ORIGINALI
Si
muore
ancora
nel
ventre
della
terra,
nelle
cinquecento
gallerie
d'estrazione
scavate
col
piccone
e
l'esplosivo.
Potosì
(Bolivia)
4.000
mt.
s.l.m.,
un'oceano
d'argento
spolpato
da
500
anni
dal
Cerro
Rico
che
significa
montagna
ricca,
la
più
grande
miniera
d'argento
del
mondo.
L'adesso
è
altro.
Si
piccona,
si
accende
la
dinamite,
si
asfissia,
ma
non
si
dice
forte,
per
briciole
di
quello
che
resta.
In
questo
divenire
di
sofferenza,
la
speranza
di
un
padre
per
il
futuro
del
proprio
figlio;
per
lui
un
domani
migliore
lontano
da
qui,
dalla
"montagna
ricca"
che
tanto
sacrificio
vuole e poco dà!
R E C E N T I
luciano berruti
EROICA ..E’ LA VITA
2017
L’eroica è un pò come la vita,
ci sono i momenti difficili con le
salite dure e la fatica per superarle
Poi ci sono le discese che
sembrano più facili ma nascondono
tante insidie
Infine le pianure dove si può
riprendere fiato e godere per un pò
della bellezza di questa vita
Realizzato
da
«Il
Triangolo
Magico
Multivisione»
e
Fabrizio
Binazzi,
Inverso
Manfredi, Piero Gori.
Il tempo non va misurato in minuti, ore, giorni
e stagioni che passano, ma in trasformazioni.
Anche se il tempo è ciò che impedisce alle cose
di accadere tutte in una volta
qui è l'uomo che dà una misura al tempo
accelerando il cambiamento
e facendo convivere generazioni
che hanno vissuto storie così diverse fra loro.
I
ricordi
dell’
adolescenza
di
un
anziano
eritreo
che
ha
vissuto
ad
Asmara
nel
periodo
coloniale
degli
anni
’30,
s’intrecciano
con
l’incredibile
sviluppo
dell’architettura
modernista
e
razionalista
della
città,
chiamata
allora
“la
piccola
Roma”,
riconosciuta
oggi
dall’Unesco
Patrimonio
dell’umanità.
Gli
artefici
sono
giovani
architetti
e
ingegneri
estranei
alla
nomenclatura
dell’epoca,
inviati
in
Eritrea
per
realizzare
una
città
moderna,
la
città
dell’utopia.
La
cultura
e
le
tradizioni
italiane
sono
divenute
patrimonio
della
stessa
città
di
Asmara.
I
Bar,
gli
splendidi
cinema
e
teatri,
che
ci
fanno
tornare
in
mente
le
sale
cinematografiche
della
nostra
infanzia,
sono
i
ricordi
pieni
di
nostalgia
di
un
giovane
che
ha
vissuto
fra
gli
italiani
la
sua
adolescenza.
Gli
eritrei
hanno
avuto
il
grande
merito
di
non
portare
rancore
e
sono
stati
saggi
nel
preservare
questo
straordinario
patrimonio
di
architettura e cultura.
Realizzato dai soci del
«Il Triangolo Magico Multivisione»